TESTO A SEGUIRE TRATTO DA: http://www.cineforum.it/recensione/The_Lesson_Scuola_di_vita
Uno schermo nero e il rumore di un gesso che scrive qualcosa sulla lavagna: un inizio e una fine, quelli di The Lesson - Scuola di vita, pensati per allargare i confini di un discorso che non vorrebbe esaurirsi con la durata del film. Un tipo di cinema, quello degli esordienti Kristina Grozeva e Petar Valchanov, che ambisce ad arricchire lo spettatore con una tematica su cui riflettere anche dopo lo scorrere dei titoli di coda.
E così, dopo pochi secondi, ci ritroviamo tra i banchi di scuola di un liceo della Bulgaria, di fronte alla scritta “somebody has just stolen my wallet” e a una professoressa di inglese che, prima della lingua e della letteratura, vorrebbe insegnare ai propri studenti l’onestà e il rigore morale; il colpevole deve quindi saltare fuori, perché è inammissibile che un’azione simile, in una classe, resti impunita.
Ecco allora che quest’opera prima della coppia bulgara vorrebbe impartire un insegnamento morale profondo e concreto, supportato da un impianto narrativo che sceglie di mantenere una visione obiettiva della storia che vuole raccontare, pedinando la propria protagonista secondo i dettami del cinema dei fratelli Dardenne.
Rientrata a casa, Nadia riceve però un avviso di pignoramento da parte di un funzionario del tribunale per il mancato rimborso di un prestito da parte del marito. Costretta a dover saldare immediatamente l’intero debito, l’insegnante non ha altra soluzione che chiedere un ulteriore prestito a un usuraio, finendo così per ricorrere alle azioni più disperate pur di ottenere i soldi di cui ha bisogno.
Un cambio di prospettiva forzato, che obbliga la protagonista (e, con lei, lo spettatore) a mettere in discussione ogni certezza su cosa sia giusto e cosa sia sbagliato, capendo attraverso gli eventi quanto sia difficile non tradire i valori morali se messi di fronte alla brutalità di certe situazioni. Una lotta interiore resa molto bene dall’immagine dell’insegnante che, scoperto il ladruncolo della classe, dimostra un certo imbarazzo poiché non sa che tipo di lezione potrebbe impartirgli dopo ciò che lei stessa ha fatto.
Un’evoluzione del personaggio principale tutto sommato efficace, che riesce a veicolare l’idea di fondo del film, ma che purtroppo non viene supportata a dovere facendo in modo che la “lezione” non si esaurisca a livello teorico. Se infatti sulla carta tutto potrebbe sembrare apparentemente inattaccabile come l’insegnamento morale da cui parte il film, in realtà l’odissea vissuta dalla protagonista, obbligata a doversi confrontare con un’escalation di sfortune a tratti fin troppo meccaniche ed esasperate, fa emergere in maniera piuttosto evidente la scrittura a tavolino del racconto.
Il confronto con la realtà vissuto dalla protagonista sembra infatti seguire il percorso dettato dalla scelta della coppia di registi che, in fase di scrittura prima e di messa in scena poi, hanno forse deciso di puntare più sulla dimostrazione della loro tesi che che sul tentativo di creare quelle sfumature che accompagnano la vita di tutti i giorni, offrendo in questo senso allo spettatore una lezione frontale anziché un più costruttivo dibattito in classe.
Buona visione