sabato 21 giugno 2014

Michel Albert - Capitalismo contro Capitalismo - Ed. Il Mulino (1993)


Un libro ancora attualissimo:fondamentale. E' una lettura basilare. Da non perdere.

Di seguito l'estratto da un articolo apparso il 23 / 02 / 1993 sul Corsera:

"L' ultimo libro di Michel Albert (Capitalismo contro capitalismo, appena tradotto dal Mulino) ci propone uno scenario piu' rassicurante: la storia non e' finita, non viviamo in un mondo monolitico, uniformemente dominato dal dio Denaro. "Il capitalismo e' molteplice, complesso come la vita. Non e' un' ideologia, ma una pratica", spiega l' ex commissario al piano francese e presidente delle Assurances Generales de France. Questa diversita' tende alla polarizzazione tra "due grandi tipi di capitalismo d' importanza comparabile e tra i quali e' aperta una partita ancora tutta da giocare". Da un lato il modello americano, o meglio "neoamericano", che ha ritrovato un' identita' forte dopo la rivoluzione reaganiana: liberta' assoluta per i capitali, esaltazione del profitto a breve termine, nessuna pieta' per i deboli e gli sconfitti. Dall' altro il capitalismo "renano", meno individualista e piu' disciplinato, che cerca di coniugare efficienza e protezione sociale: una strada che dalle rive del Reno, appunto, dalla Germania di Bonn, si snoda fino al Nord Europa e, con qualche variante, al Giappone. Chi vincera' ? Albert . non solo per sciovinismo europeista . tifa apertamente per il secondo modello. Ma deve riconoscere che finora e' stato il primo a mantenere saldamente il comando. Negli Stati Uniti, il decennio di Reagan e di Bush ha prodotto disuguaglianze ed emarginazioni intollerabili, ha indebolito l' industria e distrutto il risparmio, ha lasciato il campo libero ai corsari dei "junk bonds" e dell' "economia casino' ". Ne sa qualcosa Bill Clinton, che sta ora cercando di rimediare ai guasti dei suoi predecessori. Eppure, per un curioso paradosso della storia, "il capitalismo americano resta una vera e propria star". Spettacolare come un film western, pieno di avventura e di suspense, e' il capitalismo per antonomasia. La terra promessa cui guardano tutti i popoli che aspirano al benessere. Da Taiwan a Varsavia. Il modello renano, "virtuoso, egualitario, prudente e discreto" non esercita nessun fascino sulle masse, neppure sulle sponde del Reno. Albert lo paragona a "una zitella di provincia". Lo stesso Mercato unico europeo, disegnato dagli accordi di Maastricht, risente di un' ispirazione marcatamente reaganiana: piu' concorrenza e meno Stato. Con la conseguenza che finche' non si arrivera' all' unione politica, "ciascun governo dei dodici Paesi membri sara' costretto in misura sempre crescente... a rinforzare la competitivita' della sua economia attraverso lo smantellamento dello Stato e ad alleggerire il peso fiscale gravante sui ricchi a scapito dei poveri". Non c' e' che un modo per fermare questa spirale: costruire gli Stati Uniti d' Europa. Soltanto allora, scrive Albert, saremo liberi di scegliere il tipo di capitalismo che fa al caso nostro. L' oro del Reno, probabilmente: con qualche confluenza dalla Senna e dal Tamigi (certo non dal Tevere). Peccato che il Reno, di questi tempi, sia cosi' pieno di veleni".

Di seguito una presentazione del 2007 del Prof. Mosconi - Università di Parma sull'argomento: